Dr. Borri Gabriele
Otorinolaringoiatra – Otorinolaringoiatra Pediatrico
Laringoscopia fibre ottiche, Esame audiometrico,
Raro caso di melanoma della fossa nasale
12 risposte per 12 domande
- Il mio bambino ha avuto un episodio di otite, mi devo preoccupare? Assolutamente no! Nei primi quattro anni di vita un bambino su due presenta almeno un episodio di otite. L’importante è trattarlo in modo corretto ed accertarsi se esistano fattori predisponenti come per esempio una ipertrofia adenoidea occludente.
- In caso di dolore all’orecchio è corretto somministrare delle gocce nel condotto uditivo per alleviare i sintomi? In genere, specialmente nei bambini, il dolore all’orecchio è causato dall’irritazione della membrana timpanica a causa di un processo infiammatorio dell’orecchio medio, dove le gocce non possono arrivare. Pertanto è più corretto utilizzare degli antidolorifici per via generale.
- Il mio bambino sembra distratto quando si chiama e alza sempre il volume della televisione, sarà sordo? In effetti l’abbassamento di udito del bambino può anche essere scambiato per un difetto di attenzione. Premesso che una sordità grave in età neonatale compromette lo sviluppo del linguaggio e pertanto se il bambino ha una buona maturazione espressiva è implicito che non ci siano grossi problemi uditivi, può essere che una banale disfunzione ototubarica favorisca il ristagno di muco nella cassa timpanica e determini un ovattamento auricolare senza che il piccolo si lamenti. In questi casi è opportuna la visita otorinolaringoiatrica con l’effettuazione del timpanogramma per escludere questa eventualità.
- Ho notato un improvviso abbassamento dell’udito da un orecchio.Sarà forse un tappo di cerume? Come posso rimuoverlo? L’ipoacusia improvvisa non trova soltanto causa nel tappo di cerume, che però non deve mai essere rimosso dal paziente : capita infatti che con atti incongrui si possano determinare danni al condotto uditivo o peggio ancora alla membrana timpanica. Soprattutto se l’abbassamento di udito non è preceduto da una sintomatologia dolorosa che orienti verso una otite, è probabile che la sordità derivi da una patologia dell’orecchio interno, da causa virale oppure da danno vascolare a carico di un piccolo vaso arterioso. In questi casi tanto prima si interviene con le cure mediche appropriate, tanto maggiori sono le possibilità di recuperare l’udito.
- Ho dolore a un orecchio : si tratta di una otite? Non sempre è così: la particolare innervazione di questo distretto fa sì che talvolta venga riferita alla regione dell’orecchio una problematica dell’articolazione tempro- mandibolare, della regione cervicale o del distretto faringo-tonsillare. Esistendo dunque frequentemente otalgie riflesse che trovano causa in problemi da ricercare in zone limitrofe all’orecchio, l’esame obiettivo accurato da parte dello specialista è necessario per individuare l’origine della patologia per la quale il paziente riferisce il dolore.
- Percepisco un “ronzio” alle orecchie soprattutto quando mi trovo in ambiente silenzioso, devo preoccuparmi? Gran parte delle persone, almeno in un periodo della loro vita, riferiscono una storia di Acufeni: è questo il termine scientifico attribuito a tutta una serie di rumori dell’orecchio che vanno dai fischi, ai sibili fino al rumore di scroscio o acqua che scorre. Le cause di ciò sono molteplici sia nell’ambito delle malattie sistemiche, come per esempio l’ipertensione, sia in quelle più di pertinenza specialistica: si va dal banale tappo di cerume, all’otosclerosi, ai danni microvascolari dell’orecchio interno fino al neurinoma del nervo acustico. Per ogni patologia lo specialista otorinolaringoiatra avrà a sua disposizione un percorso diagnostico e terapeutico idoneo. Sarà indispensabile cercare di scoprirne la causa anche nel caso in cui il disturbo si attenui spontaneamente tanto da non essere più avvertito dal paziente.
- Soffro spesso di tonsilliti, devo operarmi? La terapia antibiotica nel corso degli anni ha reso sempre meno necessario ricorrere all’intervento di asportazione delle tonsille in caso di episodi infiammatori ripetuti. Tuttavia ancora oggi l’intervento trova valida indicazione qualora le tonsilliti continuino a ripresentarsi nonostante le cure appropriate e continue. Poiché però si tratta di una operazione fastidiosa e non scevra da complicanze si consiglia di intervenire chirurgicamente solo quando esistano i requisiti previsti nelle linee guida che sono state predisposte dal ministero della sanità: almeno cinque episodi di infezione tonsillare all’anno accompagnate da febbre alta, impegno ghiandolare linfonodale del collo e impossibilità a svolgere i normali compiti della vita quotidiana (lavoro, studio, ecc.).
- Ho una sensazione di “corpo estraneo” in gola, più o meno accentuata, nonostante che gli alimenti solidi e liquidi procedano normalmente dopo gli atti di deglutizione. Di cosa può trattarsi? Accade spesso di trovarsi di fronte a pazienti che riferiscono questo disturbo e altrettanto spesso la visita otorinolaringoiatrica è negativa. Qualora gli accertamenti mirati ad individuare malattie del collo o dell’esofago non evidenzino niente di patologico, si può parlare di “bolo funzionale” su base psichica, che deve comunque essere una diagnosi di esclusione di altre patologie organiche.
- Sono preoccupato perché molto spesso noto sulla superficie delle tonsille dei depositi di materiale biancastro, temo di avere una infezione.Assolutamente no! Si tratta di quel quadro clinico che viene impropriamente denominato calcolosi tonsillare e che è dovuto al fatto che sulla superficie delle tonsille si vengono a creare dei piccoli crateri, in genere esiti di vecchi episodi infiammatori. Questo aspetto “spugnoso” facilità il depositarsi di detriti alimentari o secrezioni che appaiono come aggregati bianco-grigiastri sulla superficie tonsillare. Sarà sufficiente rimuoverli delicatamente avendo cura di mantenere una perfetta igiene del cavo orale anche con collutori.
- Il mio bambino perde spesso sangue dal naso, cosa devo fare? L’epistassi (è questo il nome scientifico del sanguinamento nasale) è un fenomeno assai frequente che riconosce svariate cause, alcune molto serie. Nei bambini però il più delle volte trova origine nella particolare fragilità di alcuni vasi sanguigni del setto che possono sanguinare per traumatismi anche modesti, per banali infiammazioni della mucosa nasale o per sbalzi della temperatura ambientale. Basterà l’applicazione di un tamponcino di cotone e del ghiaccio perché in genere si tratta di un fenomeno che si autolimita. Ovviamente è opportuno consultare lo specialista otorino di fiducia appena possibile.
- Il mio bambino ha il naso chiuso e la notte russa. Soffre di adenoidi? Quando ci troviamo di fronte ad una situazione del genere, l’ipotesi più semplice è che il bambino presenti effettivamente un ingrossamento delle vegetazioni adenoidi, quel blocco cioè di tessuto linfatico che si trova tra il naso e la gola (rinofaringe) la cui funzione è di formare anticorpi contro virus e batteri. Sotto quest’ottica, pertanto, il loro ingrossamento altro non è che una risposta fisiologica. I problemi sorgono quando le dimensioni delle adenoidi sono tali da chiudere marcatamente lo spazio respiratorio nasale e da causare complicanze infettive a carico dell’orecchio medio. La visita specialistica accerterà se esistano o no le indicazioni all’intervento anche perché frequentemente il russamento notturno può essere dovuto più che altro ad un ingrossamento delle tonsille, mentre per l’ostruzione nasale vanno comunque escluse cause allergiche.
- Mi è stata diagnosticata la poliposi nasale: è obbligatorio operarsi? Non è sempre indispensabile ricorrere all’intervento. A seconda del grado di ostruzione nasale sarà comunque opportuno effettuare dei cicli terapeutici con cortisonici per via locale o generale, antibiotici e decongestionanti nasali, magari dopo aver eseguito la T.C. dei seni paranasali che ci dirà con precisione il grado di interessamento di questi ultimi. Infatti la poliposi nasale altro non è che una infiammazione e imbibizione della mucosa che riveste i seni paranasali a tal punto da invadere le fosse nasali e causare ostruzione respiratoria e cefalea. Trattandosi di una particolare reattività della mucosa, è possibile che i polipi si ripresentino a distanza variabile dall’intervento: per questo sono necessarie cure e controlli periodici per tenere sotto controllo le eventuali recidive.
Chirurgia del naso senza dolore
Gli interventi chirurgici di settoplastica, riduzione dei turbinati inferiori e poliposi permettono il recupero di una buona funzione respiratoria in caso di ostruzione nasale dovuta a una di queste cause, ma in passato i pazienti finivano spesso con il rinviare l’operazione temendo di dover soffrire al momento della rimozione dei tamponi introdotti nelle fosse nasali per impedire il sanguinamento postoperatorio.
Oggi non è più così in quanto il chirurgo ha a disposizione tecnologie più sofisticate che permettono di evitare il posizionamento dei tamponi al termine dell’intervento.
Infatti l’utilizzo di un bisturi a radiofrequenza che viene introdotto come un ago all’interno dei turbinati inferiori ne permette la riduzione di volume rispettando il più possibile l’anatomo-fisiologia con minima perdita di sangue e qualora, come il più delle volte accade, si associ l’intervento di settoplastica, è sufficiente introdurre nelle fosse nasali due placchette di materiale plastico, una per parte, che possono essere rimosse dopo qualche giorno senza alcun fastidio per il paziente.
Così come, per quanto riguarda la poliposi nasale, l’utilizzo di ottiche e di assistenza video per operare con precisione e accuratezza nelle patologie dei seni paranasali, permette al chirurgo di posizionare al termine dell’intervento pomate o gel emostatici in grado di controllare il modesto sanguinamento e che saranno riassorbiti spontaneamente senza disagi particolari.
Le sinusiti
Le sinusiti sono processi infiammatori dei seni paranasali che spesso vengono confusi con quadri di cattiva ventilazione delle fosse nasali e dei seni paranasali stessi che prevedono indirizzi terapeutici differenti. E’ importante avere idee chiare per non incorrere in confusioni terapeutiche.
I seni paranasali sono delle cavità contenute all’interno del massiccio facciale contenenti aria che hanno la funzione di alleggerire il peso della massa ossea cranio-facciale, oltre a quella di costituire una unità funzionale con le fosse nasali partecipando ai processi di riscaldamento e di umidificazione dell’aria inspirata. Se ne riconoscono quattro per lato: il seno mascellare, il seno frontale, i seni etmoidali (un insieme di piccole cellette contenenti aria a costituire una specie di “alveare”, localizzate tra l’orbita, la base cranica anteriore e la fossa nasale) e il seno sfenoidale contenuto all’interno dell’osso sfenoide che insieme ad altre strutture costituisce la base della fossa cranica media. A seguito di infezioni batteriche o virali i seni paranasali possono andare incontro a quadri infiammatori acuti o cronici che si caratterizzano per sintomi specifici come: ostruzione nasale persistente, rinorrea (fuoriuscita di secrezioni nasali) mucosa o purulenta, dolore acuto, gravativo o pulsante, riferito alla regione mascellare, frontale, alla radice del naso, oppure con localizzazione cranica varia. Può concomitare un quadro febbrile e talvolta epistassi (perdita di sangue dal naso). Alterazioni anatomiche come le deviazioni del setto e l’ipertrofia dei turbinati, le riniti allergiche e le poliposi nasali facilitano l’insorgenza, il ripetersi e la cronicizzazioni delle sinusiti. La terapia medica prevede l’utilizzo di decongestionanti nasali, antibiotici, cortisonici e mucolitici, sia in somministrazione sistemica che per spray o aerosolizzazione. La fisiologica aerazione dei seni paranasali e il loro ottimale drenaggio dipendono dalla pervietà degli osti di comunicazione dei seni con le fosse nasali, quando quest’ultima è compromessa si determina un sovvertimento più o meno spiccato dell’unità funzionale rino-sinusale che causa sintomi in parte sovrapponibili a quelli delle sinusiti senza che sussistano processi infettivi veri e propri. La causa di ciò va ricercata in alterazioni anatomiche delle strutture nasali che determinano particolari restringimenti di zone critiche che alterano la corretta funzione degli osti e dei recessi naso-sinusali. Al fine della diagnosi sarà indispensabile sottoporsi a visita specialistica con effettuazione della rinoscopia con ottiche rigide o flessibili e, se necessario, ricorrere alle immagini radiologiche ottenibili dalla T.C. diretta del massiccio facciale per seni paranasali. La radiografia del cranio e dei seni panasali intesa nell’accezione classica del termine costituisce ormai un ricordo storico in quanto assolutamente inappropriata al fine di identificare immagini utili per la diagnosi. A differenza del passato in cui si interveniva in modo grossolano, con l’aiuto della lampada frontale, con la necessità sistematica di dover applicare dei tamponi nelle fosse nasali per bloccare il sanguinamento, oggi ci gioviamo di importanti ausili tecnologici,come telecamere applicate a ottiche da inserire nelle fosse nasali e strumenti chirurgici sofisticati che ci permettono di operare selettivamente nelle zone che ci interessano, con minima perdita di sangue e grande precisione, applicando infine gel emostatici al posto dei tamponi . L’insieme di queste procedure chirurgiche prende il nome di F.E.S.S.(acronimo di Functional Endoscopic Sinus Surgery).
La terapia otorinolaringoiatrica delle Sindromi Rino-Bronchiali
La Sindrome Rino-Bronchiale si realizza quando un processo infiammatorio o una alterazione anatomica del distretto rino-sinusale facilita lo sviluppo di uno stato infiammatorio delle vie aeree inferiori. In questo lavoro si prendono in considerazione i più comuni protocolli medici e chirurgici otorinolaringoiatrici atti a risolvere la patologia di origine naso-sinusale.