COVID 19

di Simonetta Carbonai


Dalla fine di dicembre 2019 si è verificato un insolito numero di casi di polmonite di origine sconosciuta a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei in Cina.
L’agente patogeno che è stato isolato dai tamponi rinofaringei eseguiti sui malati è un nuovo Coronavirus. Simile a quelli che hanno determinato l’epidemia di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) in Cina nel 2002-2003 e l’epidemia di MERS (Middle East Respiratory Syndrome) in Medio Oriente nel 2012.
I Coronavirus sono virus ad RNA dotati di involucro esterno (envelope) e di proteine di superficie (peplomeri) spiculari (da cui il termine di Coronavirus). Sei di loro sono noti come patogeni umani, di cui 4 sono alfa-Coronavirus, principalmente causa di semplici raffreddori durante l’inverno, mentre due sono Beta-Coronavirus (SARS e MERS) di origine animale. Questi sono in grado di adattarsi all’uomo (con il cosiddetto “salto di specie”), nel quale possono determinare polmoniti molto gravi, a volte anche mortali.
L’emergenza del Covid19 (Corona Virus Disease 2019) sembra confermare questa evenienza; infatti il suo RNA mostra l’85% di concordanza con il genoma del Beta-Coronavirus del pipistrello.
Il legame epidemiologico riscontrato all’inizio dell’epidemia di Covid19 a Wuhan fra pazienti che avevano lavorato in un mercato di pesce e di animali vivi suggerisce una prima via originaria di trasmissione animale-uomo. Dopo un successivo adattamento all’uomo e quindi con la possibilità di una seconda via di trasmissione diretta uomo-uomo attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse e gli starnuti da chi è malato o portatore alla persona sana oppure toccando una superficie dove si depositano queste goccioline e poi toccandosi il viso e gli occhi.
Questo nuovo virus dalla Cina si è poi rapidamente diffuso in tutto il mondo (provocando una pandemia, cioè l’infezione di gran parte della popolazione in gran parte dei Paesi). Questo grazie alla sua grande capacità di contagio e alla globalizzazione del nostro mondo che permette la libera e rapida circolazione delle persone in tutto il mondo attraverso i viaggi aerei.

Altri fattori importanti che ne hanno permesso la diffusione a livello mondiale sono stati:

  1. La suscettibilità di tutte le persone (essendo un virus nuovo nessuno ha anticorpi specifici per combatterlo adeguatamente)
  2. Il relativamente lungo periodo di incubazione (che rende difficile il rintracciare di tutte le persone che sono state in contatto con una persona che poi risulta malata
  3. La presenza di persone che pur avendo il tampone rinofaringeo positivo per Covid non hanno sintomi e quindi non si rendono conto del pericolo che possono potenzialmente rappresentare per gli altri con i quali vengono in contatto.


I sintomi dell’infezione da Covid si manifestano dopo un periodo di incubazione variabile fra 3-15 giorni, ma in media di 5 giorni; quelli più caratteristici sono la febbre, la tosse secca e la difficoltà respiratoria, più di rado ci sono sintomi a livello intestinale (nausea, vomito, diarrea) oppure perdita del gusto e dell’olfatto o eruzione sulla pelle.

In alcune persone, specie anziani e con molte altre malattie (ipertensione, malattie cardiache e respiratorie croniche, diabete), l’infezione dalle vie respiratorie superiori si estende ai polmoni dove provoca una polmonite interstiziale bilaterale molto grave che spesso richiede il ricovero in reparti di Terapia Intensiva che possono garantire, attraverso metodi più o meno invasivi, al paziente di respirare.


Essendo un’infezione di tipo virale e nuova non esistono farmaci specifici per il Covid; tuttavia, nel corso della pandemia sono stati utilizzati molti farmaci sperimentali, ma va detto che nessuno di questi per il momento ha prove scientifiche che ne confermino l’efficacia clinica; per dimostrare che un farmaco è sicuramente attivo contro un virus e non dannoso per l’uomo sono necessari studi scientifici di lunga durata che per ora non sono stati eseguiti in modo rigoroso a causa della velocità e violenza con cui il Covid si è diffuso in tutto il mondo.
Ovviamente, la soluzione migliore è comunque la prevenzione dell’infezione attraverso un vaccino che però normalmente richiede molti anni per il suo allestimento e la valutazione dell’efficacia e della sicurezza nell’uomo.

In caso di emergenza sanitaria come il Covid ci sono però procedure accelerate che potrebbero renderlo disponibile nel giro di 12-18 mesi. Attualmente in tutto il mondo ci sono 83 laboratori di virologia che stanno studiando un vaccino anti-Covid e 7 di questi hanno già iniziato i test sull’uomo.